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Le tracce emotive interne alla luce del processo terapeutico

LA RICERCA PSICOANALITICA


D'ORAZIO LELLI FORMAZIONE PSICOANALITICA
SCUOLA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA
Via Poggi 1 MILANO
Corso Saffi 1 b GENOVA



LE TRACCE EMOTIVE INTERNE
ALLA LUCE DEL PROCESSO TERAPEUTICO
alcune brevi considerazioni a margine

Giovanni D'Orazio

Quando si parla di processo terapeutico
bisogna prima definire cosa intendiamo per esso.
Il processo terapeutico può essere considerato
il frutto di un incontro, o di un interscambio tra il paziente ed il terapeuta
il cui obiettivo che hanno insieme è di aiutare insieme il primo
a star meglio con se stesso (cioè con il suo mondo interno)
e con gli altri (cioè con le sue relazioni esterne).
La concezione di questo processo cambia lentamente in me
ad ogni incontro con il paziente e con me stesso in relazione al paziente,
passando da momenti in cui mi sembra tutto chiaro e ben organizzato,
a momenti in cui questa chiarezza scompare
e tutto appare di nuovo poco comprensibile.
Durante gli anni del mio lavoro la mia concezione di tale processo
è cambiata nel senso di comprendere sempre più la necessità
dell'interrogarmi rispetto a quelle strane sensazioni, o assenze di sensazioni,
o immagini apparentemente sconnesse dal colloquio che appaiono nella mia mente.
E che spesso assumono una particolare qualità.
Mi capita a volte di ricordare mie esperienze emotive
come se ci fosse un'eco che il paziente nell'hic et nunc
ha attivato in me raccontando le sue ansie.
E spesso queste immagini evocate in me
hanno una particolare qualità emotiva
che mi induce a riflettere e mi fa comprendere (nel senso etimologico del termine)
lo stato d'animo che il paziente vive in quel momento con me.
A tale proposito mi viene in mente un paziente
che aveva perso il padre anziano malato da tempo:
verso la fine della seduta, avvenuta dopo la morte del padre,
iniziò a parlare della sua tristezza
per non essere stato presente alla morte del padre avvenuta di notte
perché, stanco, era andato a casa a dormire.
Mentre parlava mi apparve come "un fulmine a ciel sereno"
il ricordo di un fatto simile di cui ero stato protagonista molti anni prima.
Infatti come il mio paziente non ero stato presente alla morte di mio padre,
in coma da alcuni giorni, perché ero in seduta con il mio analista.
Mi affiorò tale ricordo colorito di un intenso sentimento di dispiacere.
Quel giorno di tanti anni fa decisi di andare alla seduta con il mio analista
rimandando momentaneamente la visita a mio padre,
sperando che la morte avrebbe ritardato.
Ricordai che in quel momento terribile prevalse in maniera imperativa
il bisogno di avere vicino il mio analista,
per prendere conforto per poter in tal modo far fronte all'angoscia
per l'imminente separazione da mio padre
che la sua morte rendeva definitiva e senza appello.
A quel punto della seduta, stimolato da questo ricordo emotivo,
pensai che forse il paziente aveva evocato in me quel particolare stato d'animo
per comunicarmi empaticamente ed inconsapevolmente
che lui in quel dato momento della seduta
aveva un bisogno imperativo di stare con me e di ricevere il mio conforto
come avevo avuto bisogno del conforto del mio analista
sentendomi angosciato dalla perdita di mio padre.
Ed allora mi venne in mente che in quel preciso momento
eravamo all'ultima seduta della settimana
e che il distacco che in quel momento avveniva tra me e lui
aveva attivato un forte sentimento di attaccamento infantile difensivo
dai sentimenti di abbandono.
Pensai che il paziente mi aveva comunicato
il suo intenso bisogno infantile di attaccamento
attraverso l'attivare in me il mio ricordo emotivo,
preso dal bagaglio interno delle mie tracce emotive.
Così, attraverso il rivivere quella particolare traccia emotiva
(che apparteneva a me),
mi fu possibile avvicinarmi alla sua richiesta di ricevere da me conforto,
come lo avevo chiesto al mio analista.
Penso che questo interscambio emotivo,
legato all'attivazione inconsapevole
delle tracce emotive interne, sia importante per il processo terapeutico.
Penso che la persona per comunicare la sua sofferenza attivi
qualche traccia emotiva che fa parte del nostro bagaglio emotivo
(bagaglio che rappresenta la nostra storia emotiva)
che rispecchia il suo sentimento in quel momento.
Quindi attiva qualche emozione che è nostra
e attraverso tale attivazione ci comunica il suo sentire in quel momento.
Sono tracce emotive che appaiono come immagini
di relazioni colorate di forte emozione
che ci fanno rivivere sensazioni di antiche relazioni
fatte da un soggetto e da un oggetto della relazione stessa
che ci permettono di accedere al meccanismo di identificazione
che accresce in noi la conoscenza del mondo interno del paziente.

Milano, 26 agosto 2019

Tutte le pagine Copyright (c) Giovanni D'Orazio ed Elisabetta Lelli 2019


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