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GRUPPO PSICOANALITICO PANISPERNA

LA RICERCA PSICOANALITICA



GRUPPO PSICOANALITICO PANISPERNA

La mia domanda ai miei colleghi -
("in che cosa il tuo esercizio psicoanalitico/psicoterapeutico sottoposto
per vari anni alla supervisione presso la Scuola di psicoterapia
psicoanalitica della coppia e della famiglia a Genova ha cambiato il tuo modo
di essere e fare lo psicoterapeuta") -
è stata quella sopra riportata, perché era mio intento contribuire con il loro aiuto
a chiarire, con loro e a me stesso, qual è il cambiamento in atto
nel nostro modo di fare psicoterapia nel nostro gruppo di Genova.
Senza citare il nome del singolo collega che ha detto questo e quello
preferisco riferire i concetti che più mi hanno colpito.
C'è chi ha detto che grazie al gruppo ha modificato la propria modalità di ascolto
dei pazienti nel senso di dare maggiore importanza ai loro vissuti soggettivi
con la conseguente sintonizzazione con lo stato emotivo dei pazienti stessi
e con ciò che stanno chiedendo proprio nell'hic et nunc di quel particolare momento.
Di conseguenza è stato molto importante sottolineare
che il terapeuta deve adattarsi ai loro (dei pazienti) ritmi di elaborazione
del pensiero e delle emozioni.
Inoltre molto interessante -credo- richiamando un nostro "cavallo di battaglia"
(la relazione di ruolo) che la collega dica che il paziente,
all'interno della relazione di ruolo possa fare esperienza di accettazione
quando riattualizza (ripete) il suo copione e ne diventa consapevole
e può quindi modificare la propria immagine interna (del Sé)
sostenuto dalla speranza dello psicoterapeuta.
Molto rilevante mi sembra la posizione che lo psicoterapeuta si costruisce
come setting interno (di ascolto, accoglienza ed empatia) e che corrisponde,
come detto prima, all'immagine interna del Sé del paziente
che modifica la propria immagine.
Per altri il cambiamento è consistito nel non sentirsi giudicati
nella supervisione dai formatori, a fronte di qualsiasi cosa detta
o portata nella supervisione stessa: questo avrebbe recato
maggiore consapevolezza del concetto di induzione di ruolo
ed identificazione proiettiva.
Questa modalità supera per lo psicoterapeuta la difficoltà di creare
una correlazione tra la teoria (psicoanalitica)
e i vissuti trasmessi dai pazienti in seduta.
E questo potrebbe essere più di una traccia del passato
in cui vi è il pericolo di ritornare.
Sembra che per i più ciò che ha modificato il modo di lavorare è
la consapevolezza -coscienza- dell'induzione di ruolo,
che è una conoscenza di sé e del paziente che va oltre il concetto di controtransfert,
per cui l'attenzione è focalizzata sulla relazione
più che sulla ricerca di una diagnosi ed intervento.
Qui i riflettori sono puntati massimamente sulla relazione paziente-terapeuta.
C'è anche chi, essendo alla ricerca di un confronto e di una prospettiva
che aiuterebbe a collegare quanto accade dentro il Sé del terapeuta e
nel Sé dei suoi pazienti, cerca innovazione, significato e possibilità
e/o quindi prospettiva evolutiva un po' più in là della sola tecnica
dell'interpretazione e della co-costruzione di ipotesi e strategie terapeutiche tout court.
Ci sarebbero in ballo possibilità evolutive, sia per il terapeuta che per il paziente,
se ci si introduce, attraverso la relazione di ruolo,
e si evolve in qualcosa di circolare ed in movimento.
Questo tipo di postura mi induce a fare un pensiero del tutto personale.
E cioè è un po' come se il paziente "sapesse",
nella seduta successiva alla supervisione,
che abbiamo parlato di lui e riusciamo a vederlo in un altro modo.
Ci avviciniamo, sembra, abbastanza alla fisica quantistica.
Passando poi alla visione del gruppo di supervisione,
sembra che sia per tutti una risorsa oltre che un momento piacevole
ed anche un'occasione per incrementare
la sicurezza (il sentimento di sicurezza?) durante la seduta con i pazienti.
C'è poi la posizione molto incisiva di chi dice di
essere diventata molto più intuitiva e flessibile.
Personalmente mi riconosco in questa immagine di Sé che mi fa pensare,
non so se correttamente, a quello che ho letto recentemente
in un saggio di Federico Faggin
("Irriducibile, la coscienza, la vita, i computer e la nostra natura")
che definisce l'intelligenza dell'uomo sempre superiore
a quella digitale (computer) perché c'è qualcosa
di "irriducibile" nell'essere umano,
qualcosa di cui nessuna macchina potrà prendere mai il nostro posto.
Questo qualcosa è la coscienza
(anche se poi noi parliamo giustamente molto di inconscio)
che è quella parte di noi "che vive e sente e in Sé si rigira",
come scrive Dante. La coscienza ci permette
di percepire e di comprendere il significato
della realtà fisica, delle emozioni e dei pensieri nostri e degli altri.
Infine il gruppo, opportunamente condotto a me sembra
che aiuti a creare questo stato di coscienza
che ha un grosso valore in Sé e in più con la propria soggettività.

Elaborato dal dott. Piero Lavarino Genova, 12 ottobre 2022

Tutte le pagine copyright © Gruppo Psicoanalitico Panisperna 2022




I COMPONENTI
DEL
GRUPPO DI RICERCA PSICOANALITICA PANISPERNA


dott. Giovanni D'Orazio
psichiatra psicoterapeuta, Milano e Genova
info@doraziolelliscuolapsicoterapia.org

dott.ssa Elisabetta Lelli
neuropsichiatra infantile psicoterapeuta, Milano e Genova
info@doraziolelliscuolapsicoterapia.org

dott.ssa Marina Biffino
psicologa psicoterapeuta Genova
marina biffino@gmail.com

dott.ssa Paola Bottai
neuropsichiatra infantile psicoterapeuta livorno
npipaolabottai@gmail.com

dott. Piero Lavarino
psicologo psicoterapeuta Asti e Torino
alex_piero@libero.it

dott. Gabriele Lenti
psicologo psicoterapeuta Genova
gabrielelenti@gmail.com

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psicologa psicoterapeuta Empoli
mvioletta@tiscali.it

dott.ssa Maria Alessandra Ponzone
psicologa psicoterapeuta Asti
alex_piero@libero.it

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psicologa psicoterapeuta Genova
michelastruffi@alic


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