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Il sentimento di risarcimento o il desiderio di essere risarciti da una perdita come difesa dal lutto della perdita stessa

LA RICERCA PSICOANALITICA

D'ORAZIO LELLI
FORMAZIONE E RICERCA PSICOANALITICA
SCUOLA DI PSICOTERAPIA PSICOANALITICA
DELLA COPPIA E DELLA FAMIGLIA


IL SENTIMENTO DI RISARCIMENTO O IL DESIDERIO DI ESSERE
RISARCITI DA UNA PERDITA COME DIFESA
DAL LUTTO DELLA PERDITA STESSA

Un esempio della funzione difensiva della relazione di ruolo
Giovanni D'Orazio

Quando dopo una perdita come la morte di un figlio
o la morte di altra persona cara, l'individuo sviluppa
un bisogno inconscio di risarcimento verso un'altra persona
(come un figlio rimasto od altro congiunto rimasto),
la relazione che questo instaura con l'altro si configura
come una relazione che difende entrambi dall'entrare nel lutto.
Finchè la persona inconsciamente chiede all'altro di risarcirlo
dalla perdita, (per esempio un padre chiede al figlio rimasto
di risarcirlo dalla perdita del figlio morto) evita di rendersi
conto che il figlio è morto.
Come colui che ha perso i soldi per una banca disonesta
e chiede di essere risarcito, finchè è in piedi la causa,
lui avrà sempre la speranza di riprendere quei soldi
e non sentirà di averli persi. Nel momento in cui
la banca si mostra nei fatti insolvente, è in quel momento
che si accorge che i soldi non ci sono più, cioè è costretto
a fare i conti con la perdita. Allo stesso modo
finché il figlio rimasto si sentirà inconsciamente di dover
con le sue forze fare per due, cioè per se stesso
e per il fratello morto, finché quindi si sentirà in dovere
di risarcire il padre, finché farà ciò, eviterà al padre
di sentire che quel figlio non c'è più, ed eviterà a se stesso
di sentire che lui non è il figlio morto, ma è un'altra persona.
In tal modo il padre non sentirà la perdita ed il figlio
bloccherà la propria spinta all'individuazione
(cioè il lutto dell'immagine rappresentazionale dello stato ideale del Sé).
Per il figlio rimasto, il lutto del suo attuale stato ideale del Sè
è rinunciare ad un ideale di onnipotenza: "posso fare per due,
cioè per me stesso e per mio fratello morto",
cioè accettare di modificare tale ideale con uno più adeguato
alla sua realtà:" posso fare solo per uno e non per due".
Questo nuovo ideale gli dà la possibilità di avere un rapporto
meno conflittuale con la propria oggettiva limitatezza
e di non vergognarsi di essere quello che è e quindi di individuarsi.

Milano, 20 giugno 2020
Tutte le pagine Copyright (c) Giovanni D'Orazio & Elisabetta Lelli 2020


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